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Valle d'Aosta

Aosta

Cattedrale Santa Maria Assunta di Aosta
L‘odierna piazza Giovanni XXIII sorge sulla parte meridionale di quella che al tempo di Augusta Praetoria era l‘area sacra del Foro romano, delimitata scenograficamente dal Criptoportico. La cruciale importanza, che questa zona rivestiva per la vita della città, non venne meno nei secoli che videro il progressivo declino e la fine di quello che fu il mondo romano: ad Est del Criptoportico, infatti, sorse il primo edificio dedicato al culto cristiano. In questo complesso preesistente, verso la fine del IV secolo, sorse la Cattedrale. Si trattava di un edificio di imponenti dimensioni, ad un‘unica navata absidata, dotato di un battistero ad Ovest e di vari locali annessi, uno dei quali destinato a battistero secondario. La facciata si trovava a pochi metri dalle strutture del braccio orientale del criptoportico ed era praticamente collegata a questo dalle strutture del battistero principale. Questo complesso, al quale vennero ad aggiungersi alcuni vani meridionali destinati a residenza episcopale o ad abitazioni del clero, restò in uso per più secoli ed il suo aspetto non venne significativamente modificato, salvo una fase costruttiva altomedievale, sino al grande cantiere romanico che diede alla Cattedrale l‘aspetto, che sostanzialmente conserva ancora oggi. A questa fase dell‘XI secolo risale anche l‘importante ciclo di affreschi che sono stati riportati alla luce nel sottotetto della chiesa: assieme a quelli di Sant‘Orso, fanno di Aosta uno dei principali centri di arte Ottoniana in Europa (dal 1°/7 al 31/8 aperti solo il sabato con visite alle 15.15, 16.00 e 16.45). Nella seconda metà dell‘XI secolo venne completamente rifatto il corpo di fabbrica occidentale che risultò composto da due torri e da un‘abside centrale aggettante; nel XIII secolo vennero abbattute due delle cinque absidi originarie e realizzato il deambulatorio, un corridoio anulare attorno al coro. Tra il XV ed i primi anni del XVI secolo, poi, i vescovi di Aosta promossero un radicale restauro della chiesa e la arricchirono di numerose opere d‘arte. L‘alto coro, dominato da un crocifisso ligneo del XIV secolo, presenta due ordini di stalli scolpiti verso il 1460; sul pavimento sono visibili due mosaici del XII e del XIV secolo, che rappresentano rispettivamente i mesi dell‘anno e una serie di animali reali e fantastici assieme ai fiumi Tigri ed Eufrate. L‘altare maggiore è barocco, in marmo nero con intarsi multicolori. Scendendo dal coro, due scale, una a destra e l‘altra a sinistra, danno accesso alla cripta dell‘XI secolo; la sua pianta è articolata in tre navate separate da agili colonnine medievali e da più robuste colonne romane di reimpiego. Sulla parete di fondo sono visibili le entrate originarie poste ad Ovest. La facciata della Cattedrale si compone di due parti distinte: un atrio cinquecentesco ed una fronte neoclassica aggiunta nel 1848. L‘atrio presenta un elegante prospetto architettonico in cotto, ornato da statue e da affreschi raffiguranti scene della vita della Vergine cui la chiesa è dedicata, bell‘esempio di arte rinascimentale in Valle d‘Aosta.
Attiguo alla chiesa, sul lato settentrionale, si trova il chiostro. Si tratta di un edificio a pianta trapezoidale terminato nel 1460 che venne a sostituirne uno analogo che già esisteva nell‘XI secolo. I suoi elementi architettonici sono caratterizzati dalla presenza di materiali diversi: il bardiglio grigio, usato per i pilastri, si alterna al gesso cristallino dei capitelli e al calcare, utilizzato per i conci degli archi. I capitelli sono di due tipi: alcuni sono decorati con motivi vegetali e figure di uomini e animali, altri recano scolpiti i nomi di coloro che contribuirono alla costruzione. Nello spiazzo centrale si erge una colonna romana sormontata da un capitello corinzio, probabili testimonianze della vicina area forense. Verso il 1860 l‘ala meridionale del chiostro venne in gran parte demolita per lasciare spazio alla neogotica cappella del Rosario. Il Museo del Tesoro presenta una panoramica significativa dell‘arte valdostana dei secoli XIII-XVIII, unendo ai pezzi del ricco tesoro della Cattedrale alcune opere d‘arte provenienti da diverse parrocchie della Valle.

Criptoportico forense – Aosta
Si accede al criptoportico da piazza Giovanni XXIII, sul lato sinistro della Cattedrale. Si è molto discusso sulla specifica destinazione di questo monumento che è datato all‘epoca augustea; suo scopo principale era di costituire una struttura di contenimento e di regolarizzazione del terreno che in quella zona della città doveva essere in leggera pendenza da nord a sud e creava un dislivello tra l‘area sacra e l‘adiacente platea forense. Oltre alla funzione sostruttiva si è poi ipotizzato che la parte seminterrata potesse servire anche da magazzino e da granaio militare, mentre il probabile colonnato marmoreo che lo sovrastava (ormai distrutto e del quale non rimangono evidenze archeologiche in situ) fungeva da scenografica cornice ai templi dell‘area sacra. Come sembrano poi documentare alcune carte medievali, le strutture del Criptoportico continuarono ad essere utilizzate anche nei secoli successivi, quando vennero trasformate in cantine

Collegiata di Sant'Orso – Aosta
Lo scavo archeologico, condotto in più lotti tra il 1976 e il 1999, ha permesso di ripercorrere le vicende costruttive dell‘edificio. Le indagini hanno interessato un‘area che in antichità faceva parte di una vasta necropoli extraurbana dove, agli inizi del V secolo, sorse un complesso paleocristiano che comprendeva anche la chiesa cruciforme di S. Lorenzo. Al centro della navata sud si è rinvenuto il basamento di un edificio funerario databile tra IV e V sec. d.C.; la chiesa primitiva, sorta a nord di questo mausoleo, era costituita da una semplice aula absidata circondata da un porticato destinato a sepolture privilegiate. Nel IX secolo, la chiesa viene completamente ricostruita e ingrandita, spostando verso sud l‘asse generale dell‘edificio; l‘estremità orientale è dotata di tre absidi, mentre la facciata è ricostruita a ovest di quella paleocristiana. Nel 989 si aggiunge alla facciata un campanile i cui resti sono ancora visibili per un‘altezza di circa 15 m. All‘inizio dell‘XI secolo, viene costruita la chiesa romanica che ingloba il campanile nella nuova facciata, malgrado la sua posizione sia eccentrica rispetto all‘asse longitudinale della nuova chiesa. L‘edificio è a pianta basilicale, diviso in tre navate concluse da absidi semicircolari. L‘attuale torre campanaria, costruita nel XII secolo, apparteneva originariamente ad un sistema difensivo costituito da una cinta muraria e da una seconda torre di grandi dimensioni, i cui resti sono stati scoperti addossati al muro perimetrale nord della chiesa. I resti  archeologici non sono visibili perché situati immediatamente al di sotto del pavimento della chiesa. Da segnalare il bellissimo coro ligneo quattrocentesco, l‘antica cripta e l‘importante ciclo di affreschi ottoniani (sec. XI) visibile nel sottotetto della chiesa. Lo scavo archeologico del coro della chiesa di S. Orso ha permesso di riportare alla luce un mosaico pavimentale di forma quadrata, sconosciuto e non menzionato dalle fonti, realizzato con tessere bianche e nere con alcuni inserti di tessere di colore marrone chiaro. Una serie di sei cerchi, inscritti nel quadrato, funge da cornice alle decorazioni centrali. Nel medaglione centrale appare un‘elegante rappresentazione di Sansone che uccide il leone. Il chiostro è il gioiello del complesso monumentale di Sant‘Orso cui si accede da un androne aperto sulla destra della facciata. Il primitivo impianto romanico risale quasi certamente al 1133 e fu opera di maestranze provenzali o lombarde; quando la bolla di Papa Innocenzo II impose la regola di Sant‘Agostino ai canonici di Sant‘Orso il chiostro esisteva già, come risulta da un‘iscrizione apposta sopra un capitello. I capitelli, scolpiti in marmo ma rivestiti già in tempi antichi di vernice scura, completano colonne semplici e binate dalle forme diverse e raffigurano mirabilmente scene simboliche del Nuovo e Vecchio Testamento, della vita di Sant‘Orso, personaggi e animali fantastici o contengono elementi decorativi diversi. Sono considerati fra le più alte espressioni della scultura romanica religiosa.

 Teatro Romano - Aosta .
Rimangono visibili la facciata meridionale, alta ben 22 metri, con le sue arcate sovrapposte, la parte inferiore del semicerchio di gradinate che ospitavano gli spettatori (cavea) e le fondamenta del muro che faceva da fondale (scaena). Alcuni studiosi ritengono che il teatro fosse dotato di copertura fissa. Durante il Medioevo vi vennero addossate numerose costruzioni, demolite nel corso dei moderni lavori di recupero e restauro.

Porta Praetoria - Aosta .
Il monumento si trova tra via Sant‘Anselmo e via Porta Praetoria. Situata nella parte orientale delle mura, era l‘accesso principale alla città di Augusta Praetoria, edificata nel 25 a.C. dopo la sconfitta dei Salassi ad opera di Terenzio Varrone. Era dotata di tre aperture, ancor oggi visibili: quella centrale per i carri e quelle laterali per i pedoni. L‘area all‘interno delle aperture era utilizzata come cortile d‘armi; nella sua parte meridionale, il terreno è stato scavato fino a raggiungere il livello del suolo in epoca romana (circa due metri al di sotto del livello attuale – la differenza è dovuta ai materiali traspostati dalle piene fluviali). Nelle aperture rivolte all‘esterno sono ancora visibili le scanalature entro cui correvano le cancellate che di notte venivano calate. Nella facciata esterna sono ancora visibili alcune delle lastre di marmo che rivestivano l‘intero monumento, che all‘interno è costituito di blocchi di puddinga. Nel Medioevo fu addossata alla Porta Praetoria una cappella dedicata alla Santissima Trinità (ora non ne resta che una nicchia), da cui prese nome, per diversi secoli, anche la stessa Porta Praetoria.

Arco di Augusto – Aosta
Appena passato il ponte sul torrente Buthier, lungo la strada che portava alla monumentale Porta Praetoria, principale via di accesso alla città romana, fu innalzato l‘arco onorario dedicato all‘imperatore Augusto. Si trattava di un segno eloquente della presenza e della potenza di Roma che nel 25 a.C. aveva definitivamente sconfitto il popolo dei Salassi e fondato la nuova colonia. L‘arco, che si caratterizza per la sua severa imponenza, tipica dell‘architettura del tardo periodo repubblicano, è a un solo fornice a tutto sesto, largo metri 8,29 come la strada che lo attraversava. I pilastri che lo fiancheggiano presentano ai quattro angoli delle semicolonne su basi attiche sormontate da capitelli corinzi, le stesse che scompartiscono le facciate e i lati. In origine queste superfici erano interrotte dai rilievi con probabile figurazione a trofei che erano collocati nelle quattro nicchie della facciata. Una trabeazione dorica a triglifi e metope chiude in alto quel che rimane del monumento, da secoli privo dell‘attico sul quale era apposta, a lettere di bronzo, l‘iscrizione dedicatoria. Nel medioevo l‘Arco era denominato “Saint-Vout” da una immagine del Salvatore che vi era stata collocata e sostituita in seguito col Crocifisso. Nel 1716 il Conseil des Commis decise di preservare il monumento dalle infiltrazioni d‘acqua ricoprendolo con un tetto d‘ardesia. L‘Arco fu definitivamente restaurato dal negli anni 1912- 1913; uno scavo nelle sue vicinanze, risalente ai primi anni del ‘900, portò alla luce due grandi lettere in bronzo dorato, con tutta probabilità appartenenti all‘iscrizione dedicatoria.

La cinta muraria di Aosta .
La cinta muraria di Augusta Praetoria formava un rettangolo di 724 m per 572 ed era costituita da uno strato interno di pietre fluviali e uno  sterno di blocchi di travertino. Tratti in cui sono ancora ben visibili: Via Carducci, via Carrel (in corrispondenza della stazione degli autobus), via Monte Solarolo, via Abbé Chanoux. In via Festaz, specialmente al suo incrocio con via Vevey, si possono vedere le brecce aperte nelle mura per il passaggio delle moderne vie cittadine.

 

Le foto

Aosta

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